La vitivinicoltura tra passato e presente

Le Colline Moreniche del Garda rappresentano un esempio concreto di ambiente adatto alla viticoltura per le sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche, pedologiche e climatiche. Unitamente ai caratteri unici del territorio, tuttavia, è doveroso tenere presente del contributo culturale dei popoli che dall'antichità ad oggi hanno abitato le sponde del lago di Garda e fatto sì che si consolidasse il gesto quotidiano del bere vino. La regione circumgardesana è abitata sin dai tempi più remoti, non solo storici ma anche preistorici e, grazie al progredire della tecnica e agli scambi culturali tra le popolazioni, la coltivazione della vite divenne sempre più importante, pur rimanendo marginale rispetto alle altre produzioni agricole. In tale contesto, il ritrovamento di vinaccioli di Vitis vinifera (subsp. Sylvestris) tra i cocci di vasi risalenti al V millennio a.C., presso il sito neolitico della Tosina di Monzambano, sui Colli Mantovani, ne è la più antica testimonianza.
Oggi è noto che furono decine i gruppi etnici che abitarono l'area e, tra questi, ricordiamo i Liguri, gli Euganei, gli Insubri, i Sabini, gli Etruschi, i Galli Cenomani ed i Romani. Fu proprio grazie ai lasciti di questi ultimi che oggi abbiamo un'importante documentazione storico-geografica riguardo i popoli vissuti in tempi così lontani. La viticoltura sulle Colline Moreniche del Garda ha dunque origini antichissime ed una storia non semplice da ricostruire. Il primo a parlare di un vino pregiato prodotto nel territorio fu Catone il Censore, intorno al 200 a.C. Egli si riferì a tale vino con il termine “retico”, poiché prodotto alle falde del territorio dei Reti, popolazione di origine etrusca. Il lago di Garda, trovandosi su un'importante via di comunicazione che connetteva le città di Brixia (Brescia) e di Verona (Verona), rimase a lungo popolato e fiorente e di conseguenza, il vinum Raeticum qui prodotto non poté che godere di un commercio sempre più rilevante, al punto da raggiungere la tavola dei grandi imperatori di Roma. Una leggenda racconta che Giulio Cesare apprezzasse molto il bianco vinum Raeticum prodotto da Catullo. D'altra parte, piaceva moltissimo anche ad Augusto che, si dice, “seppure fosse molto moderato nel berlo durante il giorno, era costume consumarne prima del pranzo”. Non è un caso, dunque, che molti autori classici quali Plinio il Vecchio, Virgilio, Svetonio, Strabone, Marziale, Celso e Cassiodoro facciano riferimento al vinum Raeticum come uno dei vini più pregiati della penisola italiana.
Più tardi, nei primi secoli dell'Alto Medioevo, la produzione vinicola andò incontro ad un importante arresto e l'arte vitivinicola perdurò solo grazie al lavoro dei monaci cristiani, che avevano bisogno del vino per i rituali eucaristici. Nel Basso Medioevo la tendenza venne invertita. In questo periodo, infatti, si assisté ad un decisivo salto di qualità nelle produzioni grazie all'istituzione dei fondamenti dell'enologia moderna tra cui ricordiamo la selezione dei vitigni, le fermentazioni separate dei mosti e l'utilizzo di filtri a sacco.
La decisiva intensificazione dell'attività vitivinicola avvenne nel dopoguerra e negli ultimi decenni del ventesimo secolo in seguito alla creazione delle Denominazioni di Origine Controllate (D.O.C. e D.O.C.G.) e ad analoghe certificazioni (es. I.G.T.). Ad oggi, sulle Colline Moreniche del Garda insistono sette D.O.C. e la Cantina Gozzi vanta la produzione di Garda Colli Mantovani D.O.C. creata nel 1976 e Garda D.O.C. creata nel 1996.